Supporti per la stampa

glassine

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CENNI STORICI

Attorno al 3000 avanti Cristo si iniziano a trovare le prime tracce del PAPIRO, considerato la pietra miliare per l’evoluzione storica di supporti per la scrittura, il Papiro era ricavato utilizzando una pianta acquatica (CIPERUS PAPYRUS) allora molto diffusa oltre che lungo le sponde del Nilo anche in Palestina e in Sicilia. Il midollo della pianta è composto da una specie di pellicole lunghe e strette di colore chiaro troppo sottili e troppo piccole per scrivere su ognuna di loro ma queste venivano sovrapposte in due strati perpendicolari in modo da formare uno strato continuo e il più possibile omogeneo.

Furono gli egiziani per primi ad usare questa tecnica ottenendo risultati soddisfacenti, infatti, Il reticolo cosi composto veniva poi bagnato e pressato in modo che le sostanze collanti contenute nella pianta facessero aderire i due strati sovrapposti e messo poi ad asciugare, il “foglio” cosi formato era già un valido supporto per la scrittura anche se risultava ben poco maneggevole.

Dal Papiro, intorno al II secolo avanti Cristo , passiamo alla Pergamena. Le prime tracce le troviamo in Asia Minore, pare nella città di Pergamo (da qui il nome Pergamena), la pergamena viene ottenuta da pelle di capra, montone e pecora (per questo essa viene chiamata anche cartapecora), il metodo consiste nel ricavare dagli strati più profondi delle pelli animali una specie di foglio chiaro, uniforme e resistente, la pergamena ha costituito il prodotto più usato nel mondo civile fino alla comparsa delle prime carte.

ORIGINI DELLA CARTA

La scoperta del procedimento per la fabbricazione della carta fu inventata intorno al 105 a.C. dal cinese Ts’ai Lun, gran dignitario di corte, che presentò al suo imperatore i primi fogli di carta, e ne ebbe grandi elogi e ha impiegato quindici secoli a diffondersi in tutto il mondo civilizzato.

La nascita delle cartiere in determinate regioni cinesi fu favorita dalla vicinanza di un centro abitato, l’esistenza delle materie prime e la presenza dell’acqua. Queste condizioni si trovarono riunite in Cina fin dal I secolo d.C., mentre in Europa una simile favorevole occasione si presenterà soltanto per gradi, dal XII al XVI secolo.

Il flusso dell’acqua doveva essere uniforme, e l’acqua doveva essere pura.

In Europa, nelle località dove si esercitava l’industria tessile, i cui scarti di lavorazione fornivano la materia prima per la carta, la vicinanza di un porto o la vicinanza di un grande centro commerciale, erano fattori importanti per l’installazione di una cartiera.

La Chiesa, con i suoi monasteri, mantennero a lungo il monopolio della cultura nell’Europa medievale e le grandi università, come Parigi o Bologna, favorirono anch’esse la nascente industria cartaria.

In Cina, la carta non subiva la concorrenza di altri prodotti. In Europa, invece, ai primi del XIV secolo, la pergamena costituiva un supporto per la scrittura assai più apprezzabile delle prime carte che venivano fabbricate. La pergamena rivaleggiò ed ebbe spesso il sopravvento sulla carta, considerata all’inizio come una materia troppo delicata, e cedette il passo solo progressivamente, via via che si sviluppava l’arte tipografica.

Il livello di cultura nell’Europa medievale, non paragonabile a quello assai più elevato della Cina, e a quello del mondo arabo, non favorì la diffusione della carta. Solo l’invenzione della stampa e la crescente attività dei torchi offrirono nuovi sbocchi.

In Cina si fabbricavano i più svariati tipi di carta, (con la canapa, con steli teneri di bambù, con la scorza del gelso, con germogli di giunco, con muschio e licheni, con paglia di grano e riso, coi bozzoli del baco da seta … ) ma predominava quella fatta di stracci.

Le varietà erano dunque numerose e venivano via via perfezionate.

Dal V secolo in poi la carta si diffuse per tutto l’impero in forme svariate ed elaborate ma rimase un segreto della Cina fino all’VIII secolo, quando, in seguito alle sorti di una battaglia, giunse nell’Islam.

Nel 751, durante una spedizione militare verso le frontiere della Cina, il governatore generale del Califfato di Bagdad catturò a Samarcanda due fabbricanti di carta cinesi; valendosi del loro aiuto, impiantò una cartiera in quella città, località propizia perché v’erano acqua, canali di irrigazione e campi di lino e di canapa. Nacquero così le manifatture di Samarcanda.

Si trattava di una carta fatta di stracci, già perfezionata in confronto a quella cinese.

Per la segretezza di cui era circondata, la produzione restò a lungo concentrata a Samarcanda, che fu per vari secoli un centro cartario importante. Tuttavia, sul suo esempio, anche a Bagdad, nel 793, si cominciò a fabbricare la carta, e da Bagdad l’industria cartaria si diffuse in tutte le province del mondo musulmano. La carta di Damasco, molto nota in Occidente, è già menzionata verso il 985.

Le carte dell’Egitto, dove da millenni si coltivava il lino, acquistarono rinomanza sin dalla fine del X secolo, e venivano utilizzate per gli usi più correnti. Dal Cairo e da Alessandria, la carta raggiunse la Tripolitania e la Tunisia.

Infine, la via della carta conduce nell’Africa del nord, a Fez, che, al pari di Bagdad e di Damasco diverrà uno dei centri cartari più importanti e che, alla fine del XII secolo, possedeva 400 cartiere installate da tempo. Da Fez, la carta penetrò in Spagna, dove sorse la prima cartiera d’Europa. Gli Arabi perfezionarono la fabbricazione della carta non solo riguardo la composizione del materiale, ma soprattutto grazie alla loro conoscenza delle tecniche idrauliche. La Spagna, che subì l’invasione degli Arabi fin dal 711, fu la prima grande regione europea dove si utilizzassero le nuove tecniche di cui poco dopo tutta l’Europa doveva beneficiare.

Il lino era un elemento molto importante visto che da esso si ricavavano le materie per la produzione di tele e stracci. L’Italia settentrionale e centrale ne produceva in notevolissima quantità, specie in Lombardia, Piemonte, Marche, Emilia e Romagna; a Bologna si tesseva la rinomata “tela bolognese”, ed è probabilmente a questo fattore, insieme al richiamo esercitato dall’università, che si deve se Bologna divenne un grande centro cartario. Il problema fondamentale del cartaio era quello di procurarsi in grande quantità stracci o cordami usati, perciò le cartiere vennero installate di preferenza nelle vicinanze di un centro urbano o anche di un porto.

A lungo andare, tuttavia, la presenza di cartiere provocava una certa penuria nella disponibilità locale di stracci; da ciò l’importanza dei raccoglitori e rivenditori di stracci, o cenciaioli, la cui professione, dal XV al XVIII secolo fu tanto più lucrativa in quanto il cartaio dipendeva da loro per approvvigionarsi della materia prima. Gli stracci costituivano un materiale tanto prezioso per i cartai da indurli spesso a sollecitare dallo Stato monopoli e privilegi.

Nonostante ciò, nel XIII secolo, la crisi nell’approvvigionamento di stracci divenne talmente cronica da stimolare in tutta Europa la ricerca di materiali sostitutivi, tra i quali il più importante è la pasta di legno, il cui impiego, tuttavia, nonostante numerosi esperimenti, si diffonderà solo nel XIX secolo. Fino ad allora gli stracci, tanto preziosi per il cartaio, costituiranno la sola materia prima che, opportunamente trattata, si trasformerà in carta.

L’Italia ebbe le sue prime cartiere ad Amalfi nel 1220 e a Fabriano nel 1276.

Di qui la produzione si diffuse a Bologna, Padova, Genova, poi in Toscana, in Piemonte, nel Veneto e nella Valle del Toscolano (Brescia). Fabriano mantenne tuttavia a lungo la supremazia grazie soprattutto ad alcuni perfezionamenti tecnici.

I cartai italiani furono i primi a servirsi di filigrane per contrassegnare la propria carta, usanza assolutamente sconosciuta ai Cinesi e agli Arabi. Questa marca, la cui invenzione è probabilmente dovuta al caso, costituì presto il mezzo di identificazione della cartiera d’origine, del titolare dell’attività, del formato e della qualità del prodotto.

Per 200 anni almeno l’Italia dominò il mercato della carta, sostituendosi nell’approvvigionamento dell’Europa alla Spagna ed a Damasco.

Poiché la domanda cresceva più in fretta dell’offerta, la carta restò a lungo una materia costosa. E tuttavia, due secoli dopo la sua introduzione in Italia, la carta era diventata il supporto fondamentale della scrittura e della stampa per eccellenza.

Nel XVII secolo, tuttavia, la floridezza del settore cartario cessò di colpo, a causa dell’epidemia di peste del 1630-31. L’effetto fu un blocco della produzione, perché la paura del contagio e le misure profilattiche, che contemplavano anche l’incendio degli stracci, paralizzarono la raccolta e la circolazione delle materie prime.

Passata la peste, si risentì a lungo della grande mortalità, che produsse da una parte una forte contrazione della domanda interna di carta, dall’altra, la diminuzione dell’offerta di stracci. Inoltre la moria degli artigiani impedì la reazione e la tenuta delle posizioni sui mercati esteri. La ripresa demografica, nella seconda metà del secolo, portò sollievo anche al settore cartario.

A determinare l’affermazione dell’industria cartaria nella sua forma attuale contribuì anche l’importantissima scoperta di Federico Gottlob Keller che nel 1844 ottenne la pasta di legno meccanica sfibrando per la prima volta il legno con mole di pietra.

Alla scoperta della cellulosa sono legati i nomi di Meillier (1852) che pose a cuocere della paglia con soda caustica in un bollitore sferico e di Tilghman, che riuscì a produrre cellulosa partendo dal legno e usando una soluzione di bisolfito di calcio. Al 1882 risale il procedimento Ritte-Kellner e al 1883 quello di Dahl, che aprì la via alla cellulosa e al solfato.

 

LE CARTE PER USO GRAFICO

Tra i vari tipi di carte e cartoni una posizione di assoluto rilievo la occupano le carte grafiche, cioè quelle carte destinate a diventare supporto per la stampa.

Fanno parte di questa categoria le carte usate per produrre quotidiani, settimanali, periodici in genere, libri, pieghevoli, biglietti, etichette, carte e buste intestate, calendari e per realizzare tanti altri prodotti stampati.

Le carte da stampa si possono classificare a seconda del procedimento di stampa al quale sono destinate: offset, rotocalco, flessografia, serigrafia, tipografia.

Le carte per stampa sono fornite in bobine per la stampa in rotative e in formato (fogli) per la stampa con macchine alimentate a fogli. In questo secondo caso le bobine prodotte dalla macchina continua saranno tagliate in formato nel reparto allestimento della cartiera stessa,

Le carte da stampa si possono dividere in due categorie:

  • naturali, cioè a fibra nuda;
  • patinate, cioè con fibra ricoperta.

Si dicono naturali le carte sulla cui superficie non vengono stesi strati atti a modificarne le caratteristiche superficiali. Su di esse possono essere effettuati i trattamenti di marcatura e goffratura.

Si dicono patinate le carte sulle quali, durante la fabbricazione o in un secondo momento vengono stesi uno o più strati di patina allo scopo di aumentarne il grado di liscio, di lucido, di conferire determinati colori o grado di bianco.

Tutte le carte possono inoltre subire un trattamento finale di lisciatura o di calandratura. La calandratura aumenta il grado di liscio e conferisce un’elevata lucidità.


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2 Risposte to “Supporti per la stampa”

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